Fanta-Italia: sedici mappe del nostro futuro
apparsi su Amore a quattro dimensioni; mentre non è certo estensibile alla fantascienza
italiana in toto, né a quella attuale né a quella apparsa negli anni precedenti. In effetti, il
cammino dei nostri scrittori verso una ‘italianizzazione’ delle loro trame è avvenuto
abbastanza lentamente, ma con decisione e sicurezza. Uno dei curatori ha notato in più
occasioni e descritto dettagliatamente questa piccola rivoluzione interna della sf italiana.
appoggiandola e difendendola contro aprioristiche posizioni negative altrui (sarà difficile
dimenticare la frase che Carlo Fruttero, attuale curatore di Urania, disse in occasione di
un’inchiesta radiofonica sull’argomento, e che poi ribadì, se non andiamo errati, un paio
d’anni fa anche alla televisione: un disco volante non può atterrare a Lucca...’ La frase di
Fruttero esprime alla perfezione la posizione allora assunta dalle ‘più alte sfere’ della
critica specializzata e no nei confronti della sf in generale, e di quella italiana più in
particolare, costretta al silenzio o al camuffamento d’uno pseudonimo straniero: mentre
possiamo senz’altro dire che oggi la situazione è cambiata. Del resto possiamo
sottoscrivere l’opinione di Turone per cui ‘la fantascienza non riferita alla condizione
quotidiana dell’uomo resta un’esercitazione rarefatta’. Infatti se ciò attualmente può
apparire abbastanza evidente nelle opere alcuni dei cosiddetti grandi della sf straniera, in
cui s’incontrano l’incapacità di rinnovarsi tenendo presenti i mutamenti avvenuti nella
condizione umana, e lo sfruttamento di trame che sono ormai ridotte a cliché abusati, da
un altro punto di vista una simile opinione ha il difetto di essere riduttiva di ogni genere
letterario. Turone tocca comunque un tasto che ha fatto versare fiumi d’inchiostro nel
nostro paese e all’estero: quello sulla funzione e gli scopi della science-fiction, quello sulla
validità maggiore o minore della fantascienza avventurosa, tecnologica, sociologica, e
così via: e, infine, se sia da preferirsi una narrativa fantasiosa e libera da costrizioni
(disimpegnata) ad una legata a temi di attualità politica, morale, sociale, religiosa
(impegnata). Personalmente i curatori di questa serie di antologie di Galassia, pur
schierandosi individualmente su fronti politico/ideologici ben differenti, pensano che nella
sf possano coesistere tutti questi filoni, tutti questi indirizzi: riservandosi però di
accettarne o rifiutarne l’intrinseca validità (e vitalità). Al di fuori di una arbitraria
schematizzazione e di un’abbastanza facile determinazione dei periodi in cui vi fu
effettivamente un prevalere di un certo genere rispetto ad altri, i curatori sono anche
pienamente convinti della necessità alimentare il giovane terreno della fantascienza
italiana con tutte le risorse possibili, quindi anche con quel ‘temi della realtà’ citati de
Turone. Fossilizzarsi su cliché precostituiti (il viaggio spaziale, il pianeta sconosciuto,
l’invasione allena) senza rivitalizzarli, è comunque un pericolo che è necessario evitare ad
ogni costo. Non è nostro scopo alimentare discussioni sulla cosiddetta nobiltà del termine
letteratura giacché si tratterebbe solo d’una sterile eco al seguito di tante altre, ma ci
troviamo nella posizione di dover pretendere una certa maturità dagli autori italiani dl
fantascienza. Non si tratta di velleitarietà, sia ben chiaro, ciò è utile per combattere
l’oltranzismo di tanti avversari. Oggi, i curatori di Fanta-Italia propongono un esperimento
che reputano interessante, anche se forse un poco ‘pericoloso per le possibili
conseguenze polemiche. Il che, diciamolo chiaramente, non li spaventa: questa antologia,
per il suo stesso contenuto, è qualcosa che va al di là del puro prodotto letterario. Già il
proporre come tema-base un’Italia vista dall’ottica tutta particolare della sf, significa voler
provocare, sia da una parte che dall’altra, qualche reazione. Ciò non vuol dire però che
nel compilare questa antologia si sia scelta una tesi di fondo precisa e definita (ne fa
fede, ripetiamolo, la diversa estrazione ideologica dei curatori). Ognuno è stato lasciato
libero di esprimere il proprio punto di vista, senza dogmatiche limitazioni. Evidentemente
ogni autore ha un tema da svolgere, un’idea da far conoscere, una critica da sviluppare,
un’eventuale soluzione da proporre. Se un fattore comune si può trovare in questi
racconti (dovuti come nelle due precedenti occasioni, ad autori di varie età, ‘della vecchia
guardia’ e delle nuove leve; conosciuti o esordienti), esso è da rintracciare in un totale
pessimismo di fondo, in una completa sfiducia nelle istituzioni e, in parte, anche negli
uomini. Lo si faceva notare nell’introduzione a Destinazione Uomo, due anni fa, trattandosi
invero di una caratteristica della nostra fantascienza come già era stato fatto rilevare
anche in altre occasioni da uno dei curatori. Ma ora, con un argomento che ci tocca più
da vicino, in quanto esamina i temi e le situazioni sociali della realtà in cui viviamo, per
parafrasare Turone, un simile atteggiamento, che è in fondo anche una mentalità, sembra
risaltare più nettamente. Sia che vengano usati i moduli della satira (Miglieruolo),
dell’elegia (Guerrini), del grottesco (Aldani), del paradosso (Carpi), del dramma (Curtoni,
De Turris-Prosperi, Montanari, Gallis, Levighi, Raiola, Staffilano), sia della narrazione dei
Primo Precedente Avanti Ultimo