La Principessa delle rose
Romanzo scritto nel 1908 sulla scia dei romanzi sulla guerra futura e sulla necessità di un
riarmo europeo.
Ambientato nel secolo xxi, dopo un lungo periodo in cui le nazioni europee, comprendenti
anche la Turchia e la Russia, sono in pace tra loro e studiano nuove applicazione dell'
elettricità (vista dall'autore come un fluido che si può raccogliere e accumulare) permette di
coltivare i campi senza bisogno di manodopera e di realizzare comunicazioni a lunga distanza
"sulla scia delle scopete di Tesla".
In ritardo è però il volo (vedi cit.)
Il romanzo inizia con le sommosse contro gli europei che si sono accese in vari stati orientali
per cause razziali e
nazionalistiche e che sono organizzate da un'organizzazione segreta: gli europei non hanno
voluto prevederle, nonostante "l'avvertimento costituito dalla rivolta dei Boxer del secolo
prima". La più grave è quella di Teheran, dove
dopo l'assassino dello shah governa in nome della moglie (la principessa persiana Nadjna) un
reggente europeo, lo scienziato Flavio di San Giusto.
San Giusto prevede la guerra tra le razze e ha realizzato alcune armi che serviranno
all'Occidente per difendersi dalla superiorità nemica:
"Egli aveva fatte molte scoperte che il mondo già conosceva, e altre ne aveva in questi ultimi
mesi compiute, se non che bramava di condurre a termine il ciclo che si era proposto, prima
di rivelare quei nuovi portentosi prodotti del suo ingegno, che sognava avrebbero dato, in
ogni tempo, una
tale forza all'Occidente da poter sostenere impavido, qualsiasi minaccia gli fosse
eventualmente venuta dall'Oriente.
"Le torpedini aeree che Maxim aveva studiato nel secolo ventesimo, il raggio ultra-rosso
capace di abbruciare l'ossigeno dell'aria, le macchine capaci di sprigionare la scintilla
elettrica, o per meglio dire, il fulmine artificiale, e per
ultimo il miraggio artificiale, erano state cose fino allora ignorate dal mondo, ma da lui
studiate e condotte finalmente ad una facile concretazione.
"Sopra tutte, però, dominava un'invenzione sbalorditiva che avrebbe portato nel mondo uno
sconvolgimento universale: la macchina aerea, condotta a quel punto di perfezione a cui fino
allora non era ancora giunta; rapida, leggera e robusta, perfettamente equilibrata, capace di
sostenere la violenza d'un uragano, e sì facile a maneggiarsi, da costituire la manovra di
essa una cosa d'elementare importanza.
"A quell'epoca, già molto evoluta, la navigazione aerea non si era ancora affermata
vittoriosamente nel mondo.
"Essa aveva avuto sino allora un'applicazione sportiva ed ogni perfezione non era venuta che
ad apportare maggiore velocità, maggiore forza d'elevazione, ma non già quella sicurezza e
quella stabilità necessaria a un ordigno conquistatore degli spazii infiniti.
"Gli uomini non si erano dati pensiero che della eleganza, della esiguità delle forme, della
rapidità dell'apparecchio, non avevano ideato che sfide di corsa e circuiti, ma non si erano
mai soffermati a fare degli aeroplani delle macchine solide, capaci di lottare nell'aria come le
navi in alto mare, dei mezzi di trasporto sicuri e capaci, come veramente necessitava al
mondo.
"A questo scopo avevano eletto i dirigibili, moli mastodontiche e informi, che presentavano
pericoli d'ogni sorta, e che in caso di una guerra aerea avrebbero indubbiamente provocato
disastri immani."
San Giusto ignora che il capo della rivolta è il suo aiutante Narita. Questi lo uccide e si
impadronisce di una parte delle sue scoperte; è però interrotto dall'arrivo dell'ambasciatore
francese, Roland di Saint-Jauffré, che recupera una parte delle carte di San Giusto e -
mentre il palazzo crolla - salva la figlia di San Giusto: Velleda, la "Principessa delle Rose".
Sedici anni più tardi, Narita ha ripreso la sua vera identità
di Rehin-Tsang ed è riuscito ad allontanare gli europei dall'India e dal resto dell'Asia e a
costituire una confederazione nemica dell'Occidente. Con i piani rubati a San Giusto ha
allestito una flotta di nuovi aerei e si prepara
ad attaccare l'Europa. Per rafforzare la sua posizione ha però ancora bisogno dei piani in
mano a Saint-Jauffré e di Velleda, che gli orientali considerano la loro regina e che ritengono
prigioniera degli europei. Incaricato di recuperare a Parigi lei e piani è il fratello di Rehim,
Robert, il quale è però contrario alla guerra. Non riesce a trovare i piani ma rapisce Velleda e
la porta nel quartier generale di Rehim, l'Isola dei Ciclopi; poi, quando si accorge che il fratello
lo considera un possibile concorrente vuole ucciderlo, si impadronisce di un aereo e
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