Eroi su commissione
Molti lettori si saranno sorpresi leggendo il mese scorso l’annuncio del romanzo di Murray
Leinster che si trova in questo numero. Diciamo “si saranno sorpresi“, perché tra i nostri
lettori c’è ancora qualcuno che crede che qui in Redazione si abbiano preconcetti su
questo o su quell’autore, su questo o quel genere cosa quanto mai lontana dalla verità.
Esistono tanti generi di narrativa avveniristica, dalla sociologica alla teologica alla
tecnologica, fino alla cosiddetta “fantascienza” — perché in Italia ormai fantascienza sta
per space opera, come giallo è il romanzo poliziesco: e la fantascienza sta alla “nuova
letteratura “, (quella che va genericamente sotto il nome di science fiction, e che in un
panorama generale piuttosto squallido della cosiddetta letteratura mainstream
rappresenta la ricerca di qualcosa di nuovo, di qualcosa di più adeguato ai bisogni e alle
necessità di una società nella quale, a un vertiginoso progresso tecnologico, non si
affianca come sarebbe necessario e auspicabile un adeguato sviluppo letterario, filosofico
e, in breve, “di pensiero “), come il romanzo giallo sta alla letteratura del cosiddetto
mainstream — e questi generi sono stati tutti presentati, e lo saranno sempre, dalle
pagine di Galassia, che rimane, e i nostri lettori più affezionati lo sanno, la prima rivista
che abbia compiuto un vero e proprio sforzo per innalzare la tanto bistrattata sf a un
livello superiore, quel livello dignitoso che essa merita. Un discorso piuttosto lungo questo,
un discorso però necessario per la presentazione di questo Eroi su commissione, la prima
opera di Leinster ospitata sulle pagine della nostra pubblicazione, la prima opera di un
autore famosissimo e apprezzato sia all’estero che in Italia, la cui popolarità è
paragonabile soltanto a quella di un van Vogt o di un Heinlein, un autore caro alla
maggioranza dei vecchi lettori di science fiction, il decano della science fiction. Un autore
interessante, che sa raccontare una storia da maestro, ma che, purtroppo, è caduto nella
stessa trappola alla quale non seppe sottrarsi l’altrettanto famoso Wallace nel campo del
romanzo poliziesco: non ha saputo cioè scegliere la strada di un Miller jr., di un Vonnegut,
di un Boucher, di un Tenn. Insomma, un autore che ha sacrificato e continua, salvo rare
eccezioni, a sacrificare la qualità alla quantità. Contare i romanzi e i racconti di Leinster
usciti in quasi mezzo secolo di atività letteraria sarebbe compito senz’altro improbo:
Leinster sa raccontare: e quasi sempre si lascia trascinare da questa sua abilità, racconta
e racconta avvincendo il lettore, creando panorami e personaggi apparentemente logici e
plausibili, salvo poi sfiorare il ridicolo quando un esame più obiettivo delle sue opere viene
compiuto a mente fredda. Leinster, trascinato dalla sua fantasia teratofila, “ costruisce”
improbabili e ridicoli extraterrestri, crea mondi impossibili, racconta storielle fragili, risapute
e inconsistenti. I vari Gizmo, i mostruosi personaggi de’ The forgotten planet, le assurde
Creature dallo spazio, sono esempi troppo vivi nella mente dei nostri lettori per dovere
essere ricordati in questa sede. Ma a volte Leinster si libera da questa sua remora, a
volte Leinster racconta una storia senza mostri e senza catastrofi, e allora la sua arte di
storyteller si dispiega al massimo delle sue possibilità, e mentre Leinster si diverte a
narrare, il lettore si diverte a lasciarsi raccontare quello che la fantasia dell’autore riesce
a rendere credibile e accettabile. Non per nulla anche nel nostro paese le storie
dell’Astronave Medica e il delizioso The duplicators hanno goduto di un meritato quanto
incontrastato successo; non per nulla la Convention del 1956 ha ritenuto di premiare la
sua popolarità e la sua produzione con un Hugo, per il lungo racconto Exploration Team.
Da tempo seguivamo con interesse la produzione di Murray Leinster, perché era assurdo
che uno degli autori più popolari del mondo mancasse dalla collezione di grandi firme che è
la nostra rivista. Dopo una quantità di lavori rifiutati, per il motivo esposto più sopra,
finalmente ci siamo imbattuti in questo recentissimo Space Captain. L’abbiamo letto, ci
siamo divertiti alle trovate spiritose e allo stile spumeggiante dell’ormai anziano scrittore,
abbiamo richiesto il contratto, ed ecco qui Eroi su commissione, presentato al pubblico di
Galassia, che, ne siamo sicuri, apprezzerà il romanzo come esso merita.
Space Captain contiene tutti gli elementi della space opera: il cargo spaziale mandato alla
ventura in una lontana costellazione, i pirati spaziali che minacciano le comunicazioni, la
guida iperspaziale, l’arma portentosa che potrebbe segnare la fine della pirateria, perfino
l’intermezzo romantico tra il rude capitano Trent e la figlia di un presidente planetario.
Ma c’è qualcosa di diverso. Il cargo spaziale deve consegnare un prezioso carico, per fare
arricchire gli armatori... ma se il cargo si perdesse nello spazio, gli armatori
guadagnerebbero molto di più riscuotendo i soldi dell’assicurazione. I pirati dello spazio
minacciano le comunicazioni, ma servono anche per un esemplare apologo sulla leggerezza
umana, nel quale Leinster dispiega tutte le sue qualità di umorista. La arma portentosa
che dovrebbe portare alla distruzione della pirateria è una specie di trabiccolo che salta
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