Mangiatori di morte
Il colto, curioso e veritiero viaggiatore che scrisse queste note, il pacato figlio dell'Islam
inviato in missione diplomatica dal suo califfo, annota freddamente quel che vede. Tre fasi
dell'umanità sono rappresentate nel suo diario di viaggio, un dignitario arabo degno delle
Mille e una notte e una tribù vichinga: è un confronto esemplare, che provoca qualche
brivido nell'evoluto e civilizzato narratore. Ma lo scontro finale con le creature della nebbia
è terrore allo stato puro, anche se i vichinghi e il musulmano non sanno dargli un nome. È
una voce ferina, perduta nel fondo del tempo, che risuona improvvisa e con echi inattesi
sul lettore, portando dubbio e raccapriccio.
Nulla è più freddo e spaventoso del soffio dei secoli sepolti che sprigiona dalle brutali e
concise miniature verbali di questo romanzo immaginoso e inquietante.
Bertoni