Linee d'ombra. Letture del fantastico in onore di Romolo Runcini
Il lettore non sa quali rischi corre aprendo questo volume dal titolo conradiano, che evoca
atmosfere inquietanti. La linea d’ombra è il sottile e impalpabile confine che divide la luce
dalle tenebre, il giorno dalla notte, lo spazio della ragione da quello della pazzia, la realtà
dal sogno. Con una complicazione ulteriore: in un libro a più voci, le linee d’ombra
necessariamente sono molteplici. Si intersecano, si sovrappongono, si contraddicono, si
scambiano i ruoli, si confondono, mescolano le carte e lasciano, in chi legge, la sensazione
leggera di un’indeterminata complessità in cui regnano sovrane l’ambivalenza e
l’incertezza.
Non c’è verità nel fantastico. Tutto può essere discusso, alterato, negato. Ma il rischio
maggiore, che se ne sta in agguato sotto le pagine di Linee d’ombra, è ancora più
terribile: un argomento che prende la mano, che esce dal controllo e vive per forza
propria.
Il tema del fantastico richiama e solletica, stimola e incuriosisce, si autogenera e lievita,
minacciando di trasformare il modesto proposito iniziale, quello di fare un omaggio all’amico
Romolo Runcini, in un libro infinito, proprio come il Libro di sabbia di Borges: senza inizio
né fine, infinitamente ricco di tutte le varianti possibili, insostenibile anche dal punto di
vista editoriale.
Invece di nasconderlo nei recessi di una biblioteca pubblica, come fa Borges, si è preferito
affidarlo alle cure di un editore attento come Walter Pellegrini. Non senza rischi, perché –
se, al momento, il nostro lettore è scampato alla minaccia di un libro infinito – non potrà
tuttavia sottrarsi al fascino della bellezza medusea del labirinto del fantastico, con i suoi
Bonazzi