Anti-utopia: Huxley, Orwell, Burgess |
[…] Assai spesso la letteratura si è posto come suo fine precipuo il compito di esprimere il |
negativo del proprio tempo. Ideale arduo, tuttavia, ancorché degno: quando non è fatto |
proprio da scrittori capaci di grandi sintesi (capaci, cioè, di collegare nel luogo letterario e |
nelle sue forme esperienza individuale e contingenza storica ad una riflessione sull’uomo |
che non sia mera astrazione), trova espressione in opere in cui la tensione morale scivola |
spesso e volentieri nel moralismo e l’intento pedagogico si fa predica. |
Vi sono scrittori che nascono con la tonaca: Huxley, Orwell e Burgess l’indossano spesso, |
il primo con un sorriso indulgente e un po' patetico, il secondo con disperata indignazione, |
il terzo con un riso malevolo ed ambiguo. Occorre ripetere, per fare giustizia di alcuni |
luoghi comuni, che anche questo non implica giudizi di valore: sorvolando sulle ovvie |
differenze che esistono fra la predica di un Savonarola e la omelia di un parroco di |
campagna e sui molti livelli intermedi che sussistono fra queste due forme, è opportuno |
ribadire che il compito di descrivere un mondo in un certo senso rovesciato si configura in |
tutti e tre gli autori come «descrizione di una battaglia», spesso personale, collettiva a |
volte, che impegna molte energie e per la quale si paga un prezzo. |
In ogni caso, non può essere privo di senso né di giustificazioni contestuali di tipo |
storico-sociale, il fatto che tre autori di formazione e personalità diversissime scelgano |
(assieme a numerosi altri) il comune medium narrativo della anti-utopia per opere che, da |
Brave New World di Huxley (1932) a The End of the World News di Burgess (1982), |
coprono un lasso di tempo relativamente breve, non più esteso di una cinquantina d'anni. |
La selezione di un genere che offre, quasi per definizione, la possibilità strutturale di |
articolare un giudizio sulla realtà. […] |
|
[brano estratto dal Capitolo Primo] |
Bonazzi |