Viaggio in Icaria [Iª parte]
Pubblicato per la prima volta nel 1840, il Viaggio in Icaria di E. Cabet è la più pura
espressione del cambiamento di segno dell’utopia, dopo la rivoluzione francese. Dopo
questo grande rivolgimento il romanzo utopico può costituire ancora «anche» una
esercitazione letteraria, ma la consapevolezza di una possibilità di azione pratica gli
conferisce il peso e l’impegno di un modello da proporre non più «necessariamente
disgiunto» dall’azione politica immediata.
Non si tratta più dunque di un «messaggio nella bottiglia» ma di un vero e proprio
manifesto politico, ornato della bella forma del romanzo, nel quale il protagonista del
fantastico viaggio, Icar, è imparentato con Utopo, con Mentor, con Zeinzenin ecc., ma
anche e soprattutto con Robespierre, il grande giacobino.
Rivoluzione francese e rivoluzione industriale, More e Robespierre, utopia e realismo,
costituiscono il quadro socio-politico e ideologico del Viaggio in Icaria. Cabet, democratico
ed egualitario, impegnato nella difficile opposizione a Luigi Filippo, presenta un «mondo
nuovo» sereno, euritmico, simmetrico, lineare, appagante e colorito, quale «seducente»
fine di una lunga democratica battaglia per trasformare la società.
Il Viaggio in Icaria per gli uomini del nostro tempo, può avere il sapore del frutto proibito e
offre il paradigma di un mondo pervaso dal mito della perfezione. Si tratta di un’opera
densa e significativa, che scandisce il tempo dell’«utopia sociale» e, emblematicamente, lo
definisce.
Bonazzi