La marea delle quadrature
Un primo marito suicida, una figlia lontana e poco amata, un secondo marito, narcisista e
distratto. Da tutto questo fugge Jessica Sorensen, professoressa di letteratura, quando
arriva a Zane, piccolo villaggio sulla costa meridionale dell'Australia, e si stabilisce, sola, in
un cottage affacciato sull'oceano. Nella quiete di quel promontorio lambito dalle maree
Jess cerca la calma necessaria a scrivere un nuovo libro e a rimettere insieme i pezzi della
propria vita. Ma la casa sul promontorio è abitata dall'inquietante memoria di una tragica
passione, nelle cui trame Jess si trova sempre più avvinta. Come in un contemporaneo
Giro di vite, se la notte risveglia i fantasmi, il giorno è lo spazio delle relazioni. E Zane
rappresenta una sorta di microcosmo in cui si riflettono le tensioni dell'Australia intera: la
disperata lotta degli aborigeni per il riscatto della propria terra, la frattura tra gli
intellettuali e i lavoratori, la tormentata ricerca di un'identità comune, la deriva dei
“selvatici”, storditi da ogni tipo di droga. I personaggi di Dorothy Hewett paiono muoversi
come monadi, sempre inquieti, e sempre incapaci di sfuggire alla propria solitudine.
Scrittori frustrati ed ecologisti arrabbiati, hippie senza causa e pescatori in secca si
accoppiano senza mai appartenersi, in una sorta di incessante danza del desiderio. E se,
dopo fuggevoli incontri amorosi e timidi tentativi di ricucire i legami familiari, Jess troverà
poco a poco una strada per sé, sarà solo attraverso il confronto con gli inquieti fantasmi
della casa sul promontorio. Come nella più classica delle ghost story, in questo romanzo
del bush la linea che separa la vita dalla morte pare sfumare, e si profila un territorio
dell'ambiguità in cui vita e morte non possono che abitare insieme.
Bonazzi