Racconti ultimi |
Sotto il titolo “Racconti ultimi" si raccolgono in questo volume, per la prima volta in |
versione italiana, alcuni testi di redazione molto tarda (risalenti tutti agli anni 1888-1889), |
che tuttavia possono essere annoverati tra le opere narrative più notevoli di Villiers. |
Insieme all’assoluto magistero stilistico, il lettore ritroverà in essi temi ed atteggiamenti in |
buona misura tipici del mondo dell’autore di Racconti crudeli: la satira dell’eroe trionfante |
del nostro tempo, l’uomo mediocre, a cui pure capita di subire un'inconsueta lezione |
(L’amore sublime); la fermissima istanza antirealista - si direbbe nell’arte come nella vita - |
ché la realtà "così com'è" non esaurisce nemmeno lontanamente il campo del possibile, |
come la vicenda paradossale di Alexis Dufrene ne L’eletto dei sogni esemplarmente |
dimostra; il disprezzo per la politica del potere e le sue leggi, inesorabili ed assurde, |
evidente nel grottesco Mastro Pied e per contro l’elogio del candore disarmato, |
dell’innocenza primitiva, dell’ingenua e insieme commovente fedeltà all’ideale (L’amore più |
bello). Ma è probabilmente ne Le figlie di Milton ("Milton, cieco, detta Il Paradiso perduto |
alle figlie. Tuttavia ecco che in strada passa un reggimento, con la banda in testa. Le |
figlie trascurano il lavoro e vanno alla finestra per veder sfilare gli aitanti militari. |
Frattanto, il poeta continua a dettare versi sublimi… che andranno perduti per sempre”) |
che va cercato l’esito più alto dell’intera raccolta. Con accenti decisamente inclini |
all’amarezza, Villiers sembra voler rappresentare nel destino di un emblematico alter ego, |
quello doloroso di grande misconosciuto che, a causa dell’indifferenza e della superficialità |
di un pubblico distratto quanto incolto, fu il suo. |
Bonazzi |