La celeste avventura e altri racconti
Nel 1909 il “Mercure de France” ristampava, sotto il titolo complessivo di Derniers Contes,
due raccolte di racconti di Villiers apparse l’una – L’Amour suprême – nel 1886, l’altra –
Histoires insolites – nel 1888. Quattro racconti, scelti da ciascuna di queste raccolte,
inedite entrambe in lingua italiana, concorrono a formare questo volume curato da Enrico
Barellino. Il proposito è quello di comporre, facendo seguito alla pubblicazione di Nuovi
racconti crudeli (L’Argonauta 1991), un quadro, parziale ma comunque indicativo,
dell’ultima fase della produzione narrativa di Villiers, relativamente poco conosciuta ed
invece feconda di risultati pregevoli. Di documentare gli esiti ultimi di un talento
d’eccezione – riconosciuto come tale da alcuni degli spiriti più avvertiti della sua
generazione, da Mallarmé ad Huismans, a Verlaine – prezioso maestro di stile (“la lingua di
un dio” scrisse Mallarmé) ma anche sapientissimo ed originale tessitore di trame narrative,
capace di misurarsi – come qui avviene – coi generi più diversi, sempre ai massimi livelli di
qualità. Dalla satira de La leggenda dell’elefante bianco, derisoria dei miti del colonialismo,
al fantastico ‘nero’ di Catalina, vicino alla maniera di E.A. Poe, che Villiers aveva
conosciuto attraverso Baudelaire; dal racconto filosofico – L’avventura di Tse-i-la – al
grottesco feroce de L’eroico dottor Hallidonhill fino al sublime de La celeste avventura,
ispirata e poeticissima leggenda religiosa, Villiers si muove assolutamente a suo agio,
gelido ed elegante, lirico e ‘crudele’ ad un tempo. Ironico spregiatore “della mediocrità,
della scienza, del progresso, della propria epoca, del denaro, della gente seria” (Borges).
Bonazzi