Spettri da ridere
Il racconto di fantasmi, come la fiaba, è un 'genere' ben preciso, con le sue regole e i suoi
metodi, ed è proprio la sua riconoscibilità che aumenta il piacere del lettore. Tra i suoi
ingredienti c'è anche il comico, perché ridere è uno dei modi migliori per allontanare la
paura, e perché non siste una situazione drammatica o inquietante che non contenga in
sé i germi del grottesco. È questo lo schema con cui si sono divertiti a giocare i maggiori
scrittori inglesi nel periodo aureo (per le ghost stories) che va dalla metà dell'Ottocento
agli anni Trenta del nostro secolo: da Dickens al Wilde del Fantasma di Canterville (satira
di un'aristocrazia fiera soltanto dei suoi fantasmi, poiché appartiene essa stessa al regno
delle ombre), da J.K. Jerome a Kipling e a Wells, che fa rivivere uno scienziato collerico in
un lepidottero. Uno dei maggiori studiosi del romanzo gotico e fantastico, Malcolm Skey,
ha raccolto in questo volume i 'pezzi' più scatenati, imprevedibili ed esilaranti di una
produzione che sembra anticipare le attuali fortune del fantasy.
Virelli