Ombre
Questo libro, pubblicato da Landolfi nel 1954, contiene alcuni fra i suoi più celebrati
racconti fantastici, come La moglie di Gogol’ o Lettere dalla provincia. Ma, con somma
sprezzatura, Landolfi ha mescolato queste formidabili, e insieme esilaranti e sinistre
invenzioni narrative, a una serie di schizzi, per lo più riferiti alla sua giovinezza
ipocondriaca e vissuta col diverso passo di una formidabile e straniante intelligenza.
Chiude il libro la sezione intitolata «Commiato», una sequenza di miniature dove la prosa
raggiunge d’improvviso un lucore madreperlaceo, mallarmeano («Parole sorgevano,
s’incarnavano e lentamente tramontavano, sull’equoreo orizzonte, contro il cielo perso»).
Una forma così sconcertante può essere ricondotta, come indicò Calvino, al gesto di chi
«sperpera le sue puntate d’un colpo o le ritira bruscamente dal tavolo col gesto allucinato
del giocatore». Al tempo stesso, al lettore di oggi potrà presentarsi il legittimo sospetto
che sia proprio tale composizione frastagliata e caparbiamente sconnessa a far sì che
risalti sempre sulla pagina, con inquietante nettezza, il timbro inconfondibile di Landolfi, la
sua superba malinconia, la vocazione a corteggiare, sotto ogni aspetto, «la fumosa stella
del naufragio».
Virelli