Racconti di Pietroburgo
Un barbiere si sveglia di buon’ora, si alza dal letto, spezza il pane appena sfornato, vi
scorge dentro «qualcosa di biancheggiante»: un naso. Prende così avvio uno dei racconti
più celebri della letteratura di tutti i tempi, affiancato in questa raccolta da altri quattro,
non meno significativi e famosi: Il ritratto, dove un dipinto porta con sé, nel trascorrere
degli anni, tutto il male che era nell’animo del personaggio rappresentato; La Prospettiva,
storia di incontri e di passioni fatali o fugaci sullo sfondo mutevole, e talora inquietante,
del Nevskij Prospekt; Il giornale di un pazzo, diario di un uomo solo e del suo precipitare
nella follia; Il mantello, dramma di un povero impiegato che subisce il furto del cappotto
nuovo acquistato avvezzando una vita già misera a ulteriori, patetiche restrizioni. Scrive
Tommaso Landolfi, traduttore mirabile di queste pagine: «... in compenso della realtà e del
commercio umani che perennemente dovevano sfuggirgli, fu a Gogol’ concessa altra, più
terribile ma ugualmente plausibile realtà: quella dei morti e dei fantasmi. Questi suoi
personaggi immersi in una luce crepuscolare, lividi o torvi, amorfi talvolta o difformi,
vagano tuttavia ormai per il mondo, né il mondo saprebbe ignorarli».
La versione landolfiana dei Racconti di Pietroburgo di Gogol’ (1809-1852) è apparsa per la
prima volta nel 1941.
Virelli