Il richiamo di Alma
La «figura bianca» di una ragazza in piedi sulla balaustrata di una grande scala di pietra: è
la prima apparizione di Alma, il suo primo «richiamo», fra i molti che traverseranno poi la
vita di un uomo da lei perennemente attratto e insieme incapace di afferrarla o di
decifrare il significato di quel richiamo. Così, alla fine, a quell’uomo «qualsiasi» non rimarrà
che diventare il narratore di questo libro, ripercorrendo il labirinto di immagini, di
avvertimenti, di sensazioni che Alma ha lasciato, come una scia fosforescente, nella sua
memoria. E, nel raccontare, un dubbio si farà strada in lui: che proprio quella vita non
vissuta, ma appena sfiorata, fosse la sua «vera vita». Mai come in questo romanzo
Mattioni è riuscito a sovrapporre a una realtà quotidiana e sorda la pellicola iridata di un
«altro» mondo, che a tratti aderisce perfettamente al primo, creando così un effetto di
ricorrente, misteriosa allucinazione. Nella storia di Alma, questa inafferrabile ragazza che
ogni volta appare con un volto diverso, in un luogo diverso e con un «richiamo» diverso,
riemerge silenziosamente, e senza che Mattioni sia mai costretto a sottolinearlo, un
archetipo che ha nutrito, fra l’altro, tanti testi della letteratura tedesca dal primo
romanticismo a Spitteler: quello della «ricerca dell’anima», vissuta attraverso una figura
femminile, sfuggente e mutevole. Qui sarà una Ondina che lascia le sue tracce per le
strade di una Trieste mai nominata, eppure minutamente evocata. Ma la penetrante
amarezza della storia di Mattioni è nel fatto che la ricerca, questa volta, è tutta un lungo
fallimento. Stretto in un’oppressiva gabbia psichica, di cui non si rende neppur bene
conto, il protagonista non prende mai la via giusta proprio perché non riesce mai a
perdersi. Sempre sul bordo di un confine invisibile, ogni volta viene bloccato da un
nascosto sentimento di ostilità verso l’ignoto – che è poi innanzitutto ostilità verso il se
stesso ignoto. E, soltanto quando le apparizioni di Alma saranno cessate, quando ormai la
vita del narratore avrà dimenticato quel «tremore» che si accompagnava al passaggio
della sua figura, egli incontrerà il trasparente segreto che aveva sempre evitato di
Virelli