Nel cuore del fantastico
« Spesso, sfogliando opere consacrate all’arte fantastica, sono rimasto sorpreso nel
constatare a qual punto i loro autori accettino facilmente, per non dire supinamente,
d'esser stupiti dalle immagini che hanno riunito e che, per lo più, non sono affatto
stupefacenti, se solo ci si sforza di ricondurle alla loro origine o di rapportarsi all'intenzione
dell'artista, che può esser proprio quella di stupire a buon mercato o di simulare il mistero.
Quel che accrebbe la mia perplessità fu che, in un campo peraltro impropriamente dilatato
fino a includere quasi tutto ciò che in qualche modo va contro il comune buon senso o la
rappresentazione fotografica della realtà, mancano regolarmente le opere che, per quanto
mi riguarda, considero le più impregnate di un fantastico difficilmente riconducibile a una
bizzar-ria locale, a un dato ignoto o a un'intenzione deliberata. ( . . . )
Le invenzioni dei miti e i misteri delle religioni non li ritengo certo fonti sufficienti in sé
dell'intrusione del fantastico, proprio perché il meraviglioso vi è insediato per diritto divino
e tutto è per principio prodigio o miracolo. Mi sembra tuttavia ingiusto e, di fatto, inesatto
non ammettere che un elemento estraneo o ribelle possa venire a innestarvisi riuscendo
in qualche modo a snaturarli, a redimerli dal loro carattere sovrannaturale. Si apre allora la
faglia, lo scarto, la contraddizione attraverso cui s'insinua generalmente il veleno del
fantastico. Un che d'insolito e d'inaudito, di contrario alla loro natura, si trova
paradossalmente introdotto in quei mondi troppo liberi, senza leggi né ordine. ( . . . )
È evidente: io cerco decisamente non un fantastico dichiarato, ma un fantastico insidioso
che accade d'incontrare nel cuore stesso di un fantastico preconcetto o necessitato
come un elemento estraneo o fuori posto: un fantastico secondo, un fantastico, per così
dire, in rapporto al fantastico » .
Bonazzi