Ahmed e le Macchine dell'Oblio
Attraversando il deserto con una carovana, Amhed cade dal cammello e i suoi compagni
proseguono senza di lui. Accade nel giorno in cui viene avvistato un gabbiano che sorvola il
deserto, diretto forse al leggendario paese che per novemila anni aveva conosciuto solo
acqua ed erba. Amhed, che lo ha visto, quella notte, ha fissato il cielo sognando di volare
anche lui e, nel contare le stelle, è caduto giù ed è rimasto indietro, col rischio di morire tra
le dune. La mattina dopo, disperato, pensa che è duro morire a soli dodici anni, e proprio
allora trova tra la sabbia un immenso volto di bronzo: un bassorilievo sepolto nella sabbia.
Rivolge a lui le sue preghiere, convinto che si tratti di una divinità, ma non ottiene risposta e
allora scoppia a piangere. Le sue lacrime provocano un prodigio misterioso; il volto di bronzo
si anima e scoppia a ridere: i due cominciano poi a parlare e il volto di bronzo rivela di essere
Gonn Ben Allah, guardiano dei fantasmi dei nomi perduti, chiedendo al ragazzo di spazzare via
la sabbia che ricopre la sua tomba e di riportare alla luce le sue ossa. Così Amhed ripulisce
dalla sabbia il grande busto di bronzo e poi tutto il corpo. Quindi il ragazzo lo aiuta ad alzarsi,
leggendo i geroglifici che sono incisi sul bronzo. E quando Gonn è in piedi nomina Amhed
guardiano delle tempeste, poi gli rivela che bisogna lottare contro il Tempo e che quindi avrà
bisogno di lui e della sua giovinezza. A questo punto Amhed potrà volare verso il futuro e il
dio risprofonderà nella sabbia, felice.
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