Ultimi racconti
«Le storie si raccontano da quando esiste la parola, e priva di storie la razza umana
sarebbe perita, come sarebbe perita priva d’acqua» dice un personaggio di questi Ultimi
racconti, frase che possiamo leggere come un codicillo testamentario. Tutta l’opera della
Blixen presuppone infatti che il narrare storie corrisponda a una nostra esigenza
primordiale, a un desiderio che va costantemente nutrito, se non vogliamo che la vita
stessa si inaridisca. Ed è un desiderio demoniaco, l’invito a un «gioco spietato e crudele».
Quanto alle domande sulle cose ultime, per la Blixen non era opportuno, né adeguato,
rispondervi con un qualche concetto o sentenza, ma con una storia. E nessuna vera
storia pretenderà mai di essere in sé la risposta, ma rimanderà sempre a un’altra storia:
fondamento della vocazione della letteratura a non avere mai fine. Su questo presupposto
Karen Blixen concepì un «romanzo» che doveva essere composto di cento racconti
intrecciati e sarebbe stato la corona della sua opera. Non giunse a compierlo, ma la prima,
mirabile parte di questi Ultimi racconti – pagine in cui la Blixen si è avvicinata come mai
prima a pronunciare il segreto della sua arte – contiene sette storie che sarebbero dovute
appartenere a quel libro dallo strano titolo: Albondocani, nome di un principe italiano
derivato da quello di un sultano delle Mille e una notte, personaggio che sarebbe apparso
e scomparso più volte nel corso del libro. Se il grande progetto della Blixen non giunse a
compiersi (e avrebbe mai potuto?), tutta la sua opera compiuta va però vista nella sua
luce: come un’architettura aerea e sapientemente ponderata, dove alcune parti sono
rimaste da costruire, ma altre sono cesellate in ogni dettaglio. Così anche gli altri racconti
che compongono questo libro, pubblicato nel 1957, cinque anni prima della morte
dell’autrice, si riallacciano alle «storie gotiche» e ai «racconti d’inverno», quali nuovi anelli
di un’unica catena, quali nuovi intarsi di una cornice che avrebbe avuto al centro una
piccola pezza di lino immacolato, quel silenzio che sta al di là di tutte le storie e tutte le
vere storie evocano.
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