Un mondo da giudicare
Cari amici, forse è il caso di fare un piccolo processo a Jack Williamson, affidando a Fred
Pohl (che, per aver scritto in collaborazione con lui alcuni fortunati romanzi per ragazzi, lo
conosce molto bene), il ruolo di procuratore distrettuale. Sentiamo cosa ha da dire il
grande Fred: «Uno dei più grandi nomi della science-fiction non è mai apparso prima d’ora
su Galaxy. Per la verità in questi ultimi tempi non è apparso da nessuna parte, e questo è
stato un danno per l’intero genere». L’amichevole requisitoria di Pohl ha ottenuto lo scopo
di ridestare Williamson: che si è deciso finalmente a completare, circa un anno fa, il suo
romanzo ciclico The trial of Terra, con A planet for plundering, che ne costituisce la «
cornice ». Per l’edizione italiana, poi, è andata così: invece di lasciare che Galaxy
pubblicasse A planet for plundering, cioè una parte, ho prelevato il romanzo completo.. -
ed eccolo qui. Ma sentiamo prima quello che ne dice lo stesso Williamson: «Ho cominciato
Un mondo da giudicare parecchi anni fa, come un ciclo di racconti basati sull’evidenza
astronomica, sempre crescente, che noi non siamo soli nello spazio... - che milioni o
miliardi di altri pianeti, nell’universo visibile, sono probabilmente abitati. Il ciclo è stato
interrotto più volte: quando firmai il contratto per scrivere un’altra serie di racconti sugli
astronauti del futuro. Poi fu interrotto una seconda, una terza, una quarta volta quando
fui chiamato a insegnare letteratura inglese all’Accademia Militare di New Mexico e poi
nell’università di Colorado e in quella di Eastern New Mexico. Adesso, finalmente, il ciclo è
concluso; e mi pare che il romanzo sia stato completato proprio in tempo, mentre John
Glenn e gli altri cosmonauti sono sulla strada per scoprire che cosa — o chi — ci attende,
in realtà, sull’altra faccia della Luna».
Un mondo da giudicare, aggiungo io, contiene anche alcune tra le pagine più suggestive
dell’intera produzione di Williamson: Kares II, il pianeta che sta per essere annientato
dall’approssimarsi del suo sole, nel terzo episodio, e la disperata ricerca dell’origine
dell’umanità da parte del vecchio scienziato morente sotto lo sguardo impassibile del suo
assassino; e la suprema ironia dell’esaudimento concesso dagli extra-terrestri alla feroce
volontà di rivincita del giovane Casey James, nel quarto episodio. Ad ogni modo, credo
che tutti voi condividiate il rimprovero rivolto da Pohl a Williamson: ma perchè diamine non
scrive di più? Il mese prossimo sarà di scena un altro autore che merita lo stesso
rimprovero, Philip K. Dick: il quale, comunque, cerca di sdebitarsi con Il dottor Futuro,
inventando una delle più bizzarre civiltà uscite dalla sua inesauribile fantasia. Non per nulla
un famosissimo esperto (e scrittore), americano, Anthony Boucher, ha detto di lui: «la
sua opera mostra una fertile intelligenza speculativa... più l’agghiacciante simbolismo
dell’incubo assoluto». ROBERTA RAMBELLI
Tellini