Il ritratto di Dorian Gray
Dorian è insieme l'eroe e la vittima di una filosofia edonistica, la vita dei sensi è il suo
regno e il suo inferno, imperitura bellezza e giovinezza sono il suo mito, il suo privilegio e la
distruzione della sua anima. Nel proprio ritratto dipinto dall 'amico Basil Hallward egli
controlla via via i segni del disfacimento fisico e morale, e sono segni tali che potrebbero
ridestare in lui il desiderio del bene: ma "la curiosità della vita" è estrema, irrefrenabile, e
più egli sa, più anela di sapere, più soddisfa i folli appetiti, più questi diventano famelici.
Dorian adombra l 'autore: entrambi bevono "di tutto, a lunghe sorsate", mordono "l'uva a
piena bocca", fino alla catastrofe, esasperando entrambi il gusto, il costume del
decadentismo, innestandosi nell 'Inghilterra della fine ottocento, sulla originaria estetica
del "dandy". Il romanzo e i due racconti riuniti nel presente volume ci consegnano un
Wilde bifronte: da una parte, con IL RITRATTO DI DORIAN GRAY, il culto della bellezza, la
brama di una vita vissuta totalmante, il potere scatenato di un'anima su un'altra; dall'altra
(IL DELITTO DI LORD ARTHUR SAVILE e IL FANTASMA DI CANTERVILLE) il gusto
paradossale di certe situazioni, lo scherzo un pò crudele e ambiguo, una prosa libera e
veloce, priva di inciampi. Il delitto, che in DORIAN GRAY è una presenza funesta, viene
affrontato allegramente come un'assurda necessità, in LORD SAVILE, mentre nel
FANTASMA DI CANTERVILLE riappare con un suo significato serio, saldando i toni
caricaturali delle pagine a una vena pensosa e malinconica.
Cremonesi