Formiche
C'è una civiltà che si è affacciata sul pianeta cento milioni di anni prima della comparsa
dell'uomo. Una civiltà presente sull'intera superficie terrestre, suddivisa in caste e
specializzazioni, strutturata in città, organizzata in federazioni. Una civiltà i cui
componenti sono esperti di architettura, di politica, di filosofia, di musica e dispongono di
armi chimiche sofisticatissime, di stupefacenti mezzi tecnologici, di avanzate nozioni
costruttive e gestionali, senza soluzione di continuità tra suolo e sottosuolo, ove si cela e
si sviluppa in un crescendo inarrestabile il loro impero. Sono piccoli ma sono tanti. Non
sono ultraterrestri, bensì 'infraterrestri': autentici dominatori del pianeta al punto che
'alieni', semmai, risultano gli altri. Qualcuno si ostina a chiamarli 'formiche', a osservarli con
occhio soltanto curioso, magari a perseguitarli per gioco crudele o per stupida
indifferenza. Qualcuno invece, come l'autore di questo romanzo, va ben oltre: non solo ci
introduce in un mondo misterioso (che sa di giallo) ed efferato (che sa di horror), ove il
delitto regola la sorte degli individui e la guerra finalizza quella delle comunità, ma ci
ammonisce sulla nostra stessa sorte. Ciò che accade a una normalissima famigliola
francese e a tutti coloro che hanno la ventura di accostarla si sviluppa nella più
spericolata narrazione fantascientifica - e qui fantasia e scienza davvero si incontrano -
che, da molti anni, si sia letta. Attraverso il contatto con un mondo insospettato, la
curiosità per l'ignoto diventa sete di conoscenza, la conoscenza diventa ossessione,
l'ossessione ricerca di dialogo, il dialogo preannuncio di un conflitto cui la razza umana non
potrà sottrarsi, anche se intuiamo che l'esito è molto, molto incerto…
Vegetti