La macchina mondiale
Anteo Crocioni è un giovane contadino marchigiano degli anni '50. Conosce bene il suo
lavoro e l'ambiente in cui vive, ama la moglie, la casa, la terra. Attraverso l'osservazione
dei corpi animali e vegetali, le combinazioni di macchine immaginarie, la lettura di testi
filosofici e scientifici, le meditazioni solitarie sulle stagioni, e sulle esperienze familiari e
sociali, viene maturando la visione di un futuro «armonioso», di una «eterna» e «felice
convivenza degli uomini», di una progressiva rigenerazione del mondo: e affida la sua
utopia a un Trattato. Gli uomini, sostiene Anteo, «non sono creature del cielo ma
macchine fabbricate da altri uomini», che possono e debbono perfezionarsi all'infinito,
secondo una nuova filosofia morale. I compaesani, ancora dominati dalla paura e dal sacro
rispetto delle istituzioni, lo mettono presto al bando come ribelle e come «matto».
Abbandonato anche dalla moglie, che non lo capisce, Anteo va a Roma per cercare di lei e
far conoscere il suo Trattato: e lí la vicenda troverà la sua drammatica conclusione.
Vegetti