La pietra e il flauto[. E non è ancora tutto]
Quando il Grande Urlatore giunse a Freglund per amministrarvi la giustizia, condusse con
sé una donna che la gente, in un sussurro, diceva figlia del Dolce Flautista, la cui grande
fama era giunta sino a Freglund dalla terra oltre la foresta di Barleboog. E fu da questa
donna quieta e silenziosa che nacque Orilio, ragazzo schivo quant'altri mai, eppure sempre
attento ad ascoltare le parole degli uomini e quello che vibra al di là delle parole. Pace e
tranquillità, vorrebbe Orilio. Avventure e tormenti, risponde il suo Destino, e gli consegna
una pietra con al centro un 'occhio' multicolore, una pietra che sembra viva e che è bello
veder giocare con i colori del tramonto. E sono questi colori che Orilio insegue per
giungere fino al Dolce Flautista e scoprire così che di lui non rimane altro che il suo flauto
d'argento, strumento potente che spinge chiunque l'ascolti a fare ciò che ha in mente il
suonatore... Una pietra cangiante e un flauto incantato: che dunque, sotto il Destino
beffardo, si celi la felicità, per il timido Orilio? No, perché donne bellissime dagli occhi
sfuggenti, menestrelli erranti, sogni che dissolvono ambizioni reali, ombre magiche e figure
di pietra dai piedi caprini gli faranno comprendere che ciò che ha avuto può essere molto,
ma "non è ancora tutto..."
Vegetti