L'uomo che regalò la Terra |
The Underpeople, come già i lettori avranno capito dal titolo italiano, è il secondo episodio |
della saga di Rod McBan. Avevamo lasciato il protagonista alle prese col pianeta Terra, |
divenuto suo esclusivo possesso; lo ritroviamo ora alla scoperta delle meraviglie, a lui |
ignote, della Terra. Gradualmente la trama si dipana fino alle sue logiche conseguenze (le |
cui premesse erano già presenti nel libro precedente), con uno scioglimento estremamente |
poetico e suggestivo. E’ un po’ un canto di fiducia nell’umanità (o nei quasi-umani?) |
quello che Cordwainer Smith intona, in modo prepotentemente affascinante. E nonostante |
l’indubbia tristezza, quasi tragica, delle ultimissime pagine, il romanzo è di tono |
essenzialmente ottimista. Di quell’ottimismo, appunto, che non disdegna un tocco di |
dramma, per essere forse più realista e intimamente coerente. Parlavamo, nell’introduzione |
a L’uomo che comprò la Terra, della capacità mitopoietica di Smith. E in effetti, almeno |
fino a questi ultimi anni, egli è rimasto una figura isolata nel pur vasto campo della |
produzione fantascientifica; e anche adesso che certi aspetti della sua tematica sono |
stati ripresi da altri autori, le sue opere contengono un fascino dei tutto particolare. Un |
fascino che si sottrae pervicacemente ad ogni tipo d’analisi logica, essendo strettamente |
legato ad un modulo di sensibilità praticamente esclusiva di Smith. Sta di fatto che |
nessuno è riuscito, come lui, a creare un universo talmente compatto nelle sue strutture; |
a produrre una serie non piccola di opere in cui l’atmosfera si mantiene sempre coerente. |
E questo non è determinato soltanto dal ricorrere di personaggi, luoghi e situazioni, come |
potrebbe anche sembrare ad un’analisi superficiale; ma semmai dall’approfondimento |
continuo di questi elementi. E’ come se Smith andasse aggiungendo, ogni volta, qualche |
tessera al suo grande mosaico; e l’unico rimpianto è che la morte gli abbia impedito di |
portare a compimento l’opera. Si pensi soltanto a quella straordinaria ‘invenzione |
fantastica’ che sono i quasi-umani: creature sempre splendenti d’una grande verità intima, |
fedeli servitori e amanti al tempo stesso dell’uomo. Si pensi ancora a quello stupendo |
personaggio che è C-mell: la mente d’un gatto e il corpo d’una donna uniti nella stessa |
persona, una fusione capace di produrre risultati a volte miracolosi, d’una dolcezza remota |
e struggente. Ma, quel che più importa, Cordwainer Smith è riuscito sempre a raccontare |
storie d’un mondo fantastico nelle sue manifestazioni esterne, e umanamente reale nelle |
sue componenti basilari. Una grande saga, appunto, in cui l’uomo diventa compartecipe di |
destini universali; specchio riflettente e deformante di certe verità attuali, sublimate da |
un alone poetico di smagliante limpidezza. E tutto è nuovamente trasfigurato da uno stile |
pacato, sognante, chiuso in se stesso eppure tanto eloquente, lineare, in un equilibrio |
quasi miracoloso di forme e contenuti. Un risultato letterario, dunque, valido sotto ogni |
punto di vista; e destinato, crediamo, a sfidare il tempo come la fantasia magica |
dell’autore che l’ha creato. |
Tellini |