Shadrach nella fornace
Siamo nel 2012 e la popolazione del mondo è stata decimata dalle guerre batteriologiche.
Il nostro pianeta è dominato da un vecchio e astuto tiranno che si fa chiamare Genghis II
Mao IV Khan e che abita in un palazzo a forma di torre, nella Mongolia.
Il Khan è ormai giunto al novantatreesimo anno d’età e lo mantengono in vita i trapianti
che gli pratica il suo medico personale, Shadrach Mordecai, talmente devoto al proprio
paziente da portare, impiantati nel corpo, una serie di “sensori” telemetrici con i quali
controlla d’istante in istante le condizioni di Genghis Mao.
Un’altra importante funzione di Mordecai è quella di dirigere tre distinte ricerche mediche,
tutt’e tre miranti ad assicurare al vecchio tiranno l’immortalità fisica. La più avanzata delle
tre è il Progetto Avatar, consistente nel trapiantare il cervello, e dunque la personalità,
del Khan nel corpo di un uomo più giovane.
Mordecai sa che il corpo in cui dovrà trapiantare il cervello del Khan è quello dell’erede
designato, un giovanotto ignaro del suo destino (e, in generale, non troppo sveglio)
chiamato Mangu; ma dopo qualche tempo scopre di dover sostituire Mangu.
Inizia così per Mordecai un pericoloso gioco d’azzardo: se il piano difensivo da lui
elaborato avrà successo, egli potrà diventare il padrone del mondo. Se non avrà
successo, dovrà fare dono del suo corpo al rapace Genghis Mao.
Viviani