Altri giorni, altri occhi
Il tema dello scienziato pazzo che perviene in cantina a una straordinaria invenzione è di
quelli che gli scrittori di fantascienza non toccano più nemmeno con le molle da almeno
trent’anni. E fanno male, perchè nella fantascienza, come nella letteratura in genere,
tutto è sempre raccontabile, con le dovute varianti, modifiche, migliorie. Lo scienziato di
questo romanzo non è pazzo e non è nemmeno un genio. Il suo laboratorio non è in
cantina ma in uno stabilimento di media grandezza. La sua invenzione arriva dopo lunghe
ricerche volte in tutt’altra direzione, e viene brevettata e venduta per tutt’altri scopi. Poi,
una serie di inspiegabili incidenti mette in allarme una grande casa automobilistica: tutte
le macchine coinvolte erano di un certo modello, tutte stavano eseguendo una svolta a
sinistra, tutte montavano un certo tipo di parabrezza. Soltanto a questo punto, quella
che sembrava una modesta novità tecnologica diventa una scoperta sensazionale le cui
applicazioni, buone e cattive, trasformano in pochi anni il mondo e arricchiscono la fs di
Tellini