Grimus
"Prima dei "Figli della mezzanotte"" ha scritto lo stesso Rushdie nell'introduzione a un suo
volume di saggi, "mi era stato rifiutato un romanzo, ne avevo abbandonati altri due e
pubblicato uno, intitolato "Grimus", che fu (a voler essere generosi) un vero fiasco." È
successo a molti importanti scrittori. Anche García Màrquez dovette aspettare il successo
di "Cent'anni di solitudine" per vedere riconosciuti i suoi libri precedenti, del cui valore
oggi nessuno dubita. Non è dunque per rispetto nei confronti di uno dei grandi scrittori
contemporanei che vede oggi la luce anche in Italia il primo romanzo di Salman Rushdie,
ma per dare a tutti la possibilità di scoprire un libro ingiustamente dimenticato. Giocando
abilmente con miti e leggende di culture diverse, come in molti dei suoi capolavori
successivi, e rielaborando elementi di un genere definito come la science-fiction, Rushdie
ci consegna un romanzo di sorprendente originalità, un 'fantasy futuristico' che si
distingue nel complesso della sua opera. Protagonista è un giovane indiano della fittizia
tribù degli Axona a cui è stato concesso il dono dell'immortalità. Per settecento anni ha
navigato i sette mari, ma ora sente il peso di dover vivere per sempre e si decide a recarsi
nella montagnosa Calf Island, dove potrà riconquistare la sua mortalità. Ma prima dovrà
sfidare il misterioso Grimus. Chi o cosa si nasconde dietro questo nome: un umano, un
animale, uno spirito, un'idea? Certo è che da lui dipende il destino di tutti. "Ambizioso, ma
scritto con mano straordinariamente sicura" come scrisse il "Times Literary Supplement",
Grimus è l'opera di un narratore raffinato che ci parla di ibridazione, sradicamento, esilio.
Un romanzo che si compone come un fantastico puzzle i cui multiformi tasselli trovano a
poco a poco la propria collocazione nella mente del lettore, lasciandolo a ogni pagina con
una sensazione di stupefatta meraviglia.
Vegetti