La macchina dell'eternità
Bossy aveva ragione. Sempre. Invariabilmente. Era limitata solo dal fatto che doveva
basarsi su dati reali, e non assunti teorici, su cui lavorare. Partendo da questi fatti le sue
conclusioni e predizioni erano inevitabilmente esatte. Bossy era stata disegnata come un
servomeccanismo per la guida degli aeroplani ma presto era diventata qualcosa di molto
più importante: un supercomputer.
E come avrebbe accolto il mondo questa nuova scoperta della tecnologia che avrebbe
potuto risolvere tutti i suoi problemi? A braccia aperte e con grida di esultanza, forse? No,
perché per quattro decadi il mondo era stato nella morsa di un ferreo controllo d’opinione
e Bossy rappresentava una seria minaccia a questo dominio. perciò Bossy doveva
rimanere nascosta, assieme ai suoi compagni, Joe Carter, l’unico vero telepate del mondo,
i due brillanti professori che erano responsabili della sua creazione e Mabel, la prima
donna ad esser ringiovanita da Bossy. Sì, proprio ringiovanita. Perché Bossy era in grado
di offrire all’umanità anche questo dono: l’immortalità. Ma solo a chi è in grado di rifiutare
tutti i pregiudizi in cui è sempre vissuto e pensare con una mente più malleabile.
Ma tutti volevano l’immortalità, e la volevano con un desiderio fisso e bruciante. E la
tensione andava crescendo, le folle diventavano irrequiete e incontrollabili, i militari
sempre più impazienti. Il mondo era sull’orlo della catastrofe e solo Joe Carter poteva
fermarlo...
Un classico della fantascienza, premio Hugo nel 1955, un’opera ricca di avventura e di
azione ma anche di profondi concetti filosofici che la elevano nettamente al di sopra degli
standard del genere.
Viviani