Rito di passaggio
Mia Havero vive (con altre trentamila persone) in un mondo chiuso e limitato, immutabile e
sottoposto e leggi severissime. Il mondo dl Mia è un asteroide, lungo cinquanta
chilometri, largo trenta, scavato all’Interno, ristrutturato in vari livelli, foderato di metallo
e trasformato in Nave Stellare. Siamo nel 2187: la Terra è esplosa ormai da oltre un
secolo e mezzo, e la civiltà umana è rimasta affidata a sette gigantesche astronavi che,
viaggiando nello spazio, hanno impiantato centododici colonie, e continuano a mantenere i
contatti fra esse. I resti dell’umanità si sono divisi dunque in due tronconi. Il primo,
trapiantato su pianeti diversi, ha il fondamentale compito di perpetuare la specie,
diffonderla conquistando nuovi mondi, sui quali spesso adattarsi significa sostenere una
lotta spietata. Il secondo ha un ufficio non meno importante: conservare e far progredire i
dati essenziali della civiltà umana: l’arte, la scienza, il pensiero, le conquiste dello spirito
e della mente. Per tutto ciò i coloni non hanno ancora tempo. Le esigenze dei due
tronconi della razza umana sono estremamente diverse. I coloni sono in evoluzione, in
costante miglioramento. La gente delle Navi, invece, deve salvaguardarsi da un pericolo
costante: da un lato la sovra-popolazione; dall’altro la stasi, l’illanguidimento,
l’involuzione, dovuti ad una esistenza troppo stabile, troppo uniforme, troppo circoscritta.
La soluzione per evitare tutto ciò è la stessa che applicano da sempre le civiltà
tradizionali: sulle Navi diviene adulto, cittadino di pieno diritto, solo chi sa dimostrare di
meritarlo: i migliori, i più adattabili, i più aperti a soluzioni nuove e visioni originali. Per
selezionarli, il mezzo è drastico: tutti i giovani dl 14 anni, maschi e femmine, vengono
abbandonati per un mese su di un pianeta-colonia: chi riesce a sopravvivere alla prova,
ottiene un nuovo « status ». Questo è il « rito dl passaggio », questa la prova dl un
lontano passato che viene fatta rivivere in un lontano futuro. Mia Havero deve
affrontarla, e Panshin ce ne racconta la storia. Da insieme di elementi ben noti alla
fantascienza nasce una vicenda spiccatamente originale, scritta con stile avvincente e
profonda penetrazione psicologica, che ha vinto iI Premio Nebula nel 1968.
Tellini