Satana dei miracoli
scacchi: per trarne, anche se Astaroth non se ne rende conto, un’esatta misura del
proprio io. E attorno a questo groviglio di perversioni morali e di dubbi, di ignoranze
proclamate verità, di isterismi collettivi, fiorisce la primavera, e i Monti Violetti si levano a
circoscrivere un panorama intenso e incantevole. Contrariamente a ciò che si potrebbe
dedurre dal breve accenno alle situazioni del romanzo, Satana dei miracoli non è, tuttavia,
un romanzo esoterico; nonostante quello che gli uomini e i robot credono, uomini e robot
sono soli nella loro lotta, non hanno Dio e Satana che li guidano e li assistono, i miracoli
avvengono solo nell’immaginazione esaltata dei protagonisti: Dio contempla con infinita
commiserazione gli uomini che l’hanno rinnegato e con sdegno i robot che affermano di
compiere la Sua volontà; ma quella lotta è in fondo soltanto la lotta degli uomini contro se
stessi, contro il prodotto cibernetico aberrante della loro ragione. Contrariamente a
quanto può sembrare, non è un romanzo religioso, né antireligioso: è il romanzo di una
condizione umana, di una contraddizione ideologica che di religione ha soltanto un
pretesto abusivo: il nodo della vicenda è un problema non ideologico ma tecnologico. E il
fatto stesso che questo tema complesso e bruciante sia stato affrontato e sviluppato da
un autore che — per quanto abbia già dato prove straordinarie — ha solamente ventun
anni, è una conferma della continua e costante ascesa di Ugo Malaguti: quanti hanno
letto Il Sistema del benessere vi scopriranno non soltanto una più complessa e più
profonda ansia di ricerca, ma anche una conquista preziosa: una affinata abilità stilistica,
una suggestione più compiuta e più viva. Alla durezza spietata e franca di certe scene del
Sistema si sostituisce qui una maggiore ricchezza di sfumature, e l’angoscia è resa
attraverso brividi insonni, la ferocia è suggerita più che brutalmente prospettata, e
acquista rilievo e dimensioni da incubo nel contrasto onnipresente con il rifiorire della
natura, divenuta qui simbolo non di una speranza, come sarebbe stato tanto più facile,
ma di una specie di suprema e vendicativa indifferenza della realtà nei confronti degli
esseri umani che si accaniscono a costruirsi un autentico inferno in vita, con la loro cecità
e il loro odio. Satana dei miracoli è poi un romanzo importante anche sotto un altro
aspetto: non è infatti infrequente, anche nel sopravvalutato mondo del mainstream, che
un autore molto giovane realizzi un ottimo romanzo come opera prima: ma, realizzandolo,
esaurisca in esso tutte le sue capacità inventive, tutta la carica della propria umanità,
esprimendovisi così compiutamente che non resta altro, in lui, se non schegge e scorie
con le quali gli sarà arduo comporre, in seguito, un altro romanzo di qualche dignità: nel
rogo del primo romanzo l’autore ha bruciato tutto, per così dire, e vi si è annientato
completamente. Ora (pur considerando il fatto che Ugo Malaguti aveva già all’attivo
piacevoli e movimentati romanzi avventurosi) qualcuno avrebbe potuto temere che, sul
piano della narrativa ipotetica impegnata, Malaguti si fosse completamente consumato
nelle creazioni de Il Sistema del benessere: è accaduto, in fondo, a molti autori
mainstream che vennero celebrati alloro apparire come prodigi e che dopo una prima opera
si spensero in scialbe ripetizioni di quell’esordio fortunato. Satana dei miracoli è al
contrario la dimostrazione che Ugo Malaguti è un autore nato: questo suo secondo
romanzo, anziché essere una stanca ripetizione del primo, è completamente nuovo, e
migliore, e stilisticamente più affinato: ma non è neppure una semplice conferma, è
qualcosa di più, è un passo avanti, uno stadio superiore. E per chi, come la sottoscritta,
ha sempre avuto fiducia, fin dall’inizio, nella vocazione e nelle qualità non effimere di
questo giovane e formidabile autore, Satana dei miracoli non può essere altro se non un
motivo di legittima immensa soddisfazione.
Tellini
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