L'avventura di Winthrop
Cosa può accadere se il ritratto polveroso e leggermente sbiadito di un castrato
settecentesco ossessiona un giovane colto e raffinato fino al punto di fargli desiderare di
trascorrere una notte nella villa in rovina in cui egli è stato assassinato? E in che modo
può cambiare la vita di una dama dell'alta società ottocentesca che si è presentata ad un
ballo in maschera vestita come una povera folle di cui le è capitato di vedere uno
schizzo? Due storie di possessione, dunque, "L'avventura di Winthrop" e "La leggenda di
Madame Krasinska", entrambe inquietanti nella loro ambiguità, tanto sottile e insinuante
da sottrarle alla possibilità di dare una risposta univoca ai quesiti che pongono. Accanto a
queste "Il cassone nuziale", favola crudele di ambientazione rinascimentale in cui Vernon
Lee riesce a ricostruire il sapore del tempo con la stessa maestria con cui, ne
"L'avventura di Winthrop", fa rivivere il mondo musicale del suo tanto amato Settecento
Bonazzi