La bambina che amava Tom Gordon
È stata un'imprudenza bella e buona, ma se n'è accorta troppo tardi, e dopo ha avuto tutto il
tempo di pentirsene... Il fatto è che suo fratello Pete e la mamma non smettevano di litigare
e lei voleva - solo per un attimo - scordarsi di loro, di papà, del divorzio e del mondo intero.
Così Trisha McFarland, nove anni, appassionata di baseball e dei Red Sox (come suo padre) e
innamorata cotta del mitico numero 36 Tom Gordon (una cosa tutta sua, questa), si è
allontanata un pò dal sentiero... poi un altro po'... finché non si è ritrovata completamente
sola e dispersa. E non nel bosco dietro casa, ma nel cuore della foresta dei monti Appalachi:
miglia e miglia di subdolo verde che ogni anno di colpo si spalancano su bambini come lei e ne
fanno un sol boccone. Benché abbia indosso amuleti in grado di proteggerla da ogni male
(be', quasi) - la maglietta della sua squadra e il berretto con l'autografo di lui -, e possieda
sufficienti nozioni per non soccombere subito al terrore e allo stress, Trisha è in una
situazione che di solito non lascia via di scampo. All'inizio l'aiutano l'istinto di conservazione,
l'incoscienza e la saggezza dell'infanzia: vaga tra la vegetazione, affamata e sofferente
eppure sempre convinta di farcela, aggrappata alle partite dei Red Sox trasmesse dal suo
walkman; ma poi la sua fiduciosa innocenza viene messa alla prova: sta perdendo il lume
della ragione, o c'è davvero qualcosa tra gli alberi che la insegue e la spia?
Vegetti