La notte e la città
Nel West End di Londra, negli anni Trenta, la maniera piú efficace di sopravvivere è
approfittare delle debolezze altrui.
Harry Fabian, in quest’arte, si considera un campione. Con le sue pose da gangster
americano che parla di dollari invece che di sterline, le giacche di diverse taglie piú grandi,
la lingua sciolta, il vezzo di spacciarsi per autore di canzoni e intimo amico delle star
hollywoodiane, Harry è un ambizioso. Non importa se per campare sfrutta la dolce Zoë
lasciandola alla vita di strada, e spende le poche sterline che ha in tasca in whisky e
sigarette nei night club: nel suo miope egoismo, riesce a pensare a se stesso come a uno
smaliziato uomo d’affari, destinato a sicuro successo.
Harry sogna. La sua ultima grande idea lo vede impegnato nella promozione di incontri di
lotta libera, insieme al socio Joe Figler, anche lui un faccendiere, ma i due non si fidano
l’uno dell’altro. Naturalmente, il fair-play e lo sport non centrano nulla, e gli ‘atleti’
vengono spremuti al massimo: impresa non difficile, poiché il lottatore tipo è una
montagna di muscoli con un cervello da bambino di sei anni… E se qualcuno dovesse
lasciarci la pelle, pazienza: quel che conta è lo spettacolo.
Attorno a Harry, la notte londinese è popolata di prostitute, proprietari e camerieri di night
club, entraîneuse, venditori ambulanti dalla grezza parlata cockney, ciascuno con la sua
umanissima storia di ambizioni fallite, tentazioni e compromessi, resistenza o resa ai
continui assalti che la vita infligge alla loro fragile moralità. Nel buio di questa notte, in
questa città impassibile, è facile cadere ma assai piú difficile rialzarsi.
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