Quinto pianeta
Quando, l’anno scorso, il professor Fred Hoyle fece alla Royal Society una conferenza per
esporre la sua teoria dell’universo in espansione, benché modestamente si sforzasse di
descriverla come un “piccolo” ampliamento della teoria eisteiniana, i suoi ascoltatori,
racconta la rivista Time, “restarono a bocca aperta, stupefatti, incapaci di dir più una
parola.” E infatti si direbbe che quello di lasciar attoniti i colleghi scienziati sia particolare
motivo di compiacimento per Fred Hoyle: lo fa sempre, sia quando espone nuove teorie
scientifiche, sia quando, nei ritagli di tempo, scrive romanzi di fantascienza. Del resto, le
due attività sono ormai così strettamente correlate, in lui, che si integrano a vicenda. Per
esempio: qualche tempo fa Hoyle ha condotto degli studi per la programmazione di un
calcolatore destinato a ricalcolare l’età delle stelle; e un recente ciclo di romanzi suoi, che
s’è iniziato con il fortunato A come Andromeda e continua con L’insidia di Andromeda (di
prossima pubblicazione anche in Italia) è appunto tutto costruito intorno ad un gigantesco
calcolatore astronomico e ai problemi che il suo uso pone all’umanità. Ma anche si lega
direttamente alla sua personalità di scienziato eminentissimo un altro dei leit-motiv della
sua produzione romanzesca: la polemica contro il cattivo uso che i politici e i militari
cercano sempre di fare delle scoperte della scienza e del lavoro degli scienziati; questo
dalla Nuvola nera al Quinto pianeta. in Quinto pianeta, appunto, il lettore troverà
facilmente tutti i fili di questa polemica e scoprirà come si incrociano e s’aggrovigliano con
il filo rosso della frustrazione dello scienziato nel mondo moderno; ma anche con una
satira acuta e personalissima di altre frustrazioni, per esempio quella sessuale. Non per
niente il protagonista di questo romanzo è uno scienziato che nella vita familiare è
cornuto e (almeno pare) contento. Per scrivere questo piccolo capolavoro, Hoyle si è
avvalso della collaborazione di suo figlio Geoffrey: padre e figlio, équipe felicissima ma rara
nella storia della letteratura, e non solo fantascientifica. Sì, dopo quel terribile viaggio
spaziale, dopo il drammatico ritorno del suo amante dal quinto pianeta, Cathy era molto
cambiata. E chi meglio poteva saperlo di Hugh Conway, che era suo marito? Era bella
come prima, e non aveva perso, pareva, nessuno dei suoi difetti, tra cui quello di
spogliarsi con troppa facilità: ma adesso c’era qualcosa di nuovo dentro di lei, qualcosa
che non aveva mai avuto in tale grado. E poi, quel conturbante, terrificante potere... Sì,
da quel viaggio era cominciato tutto questo. E lui era uno dei responsabili. Ma forse non
era stato un male, benché ora non fosse facile sopportarne le conseguenze. Era
cominciato, al solito, dallo stato di tensione che non ha smesso, neppure oggi, anno 2087,
di lacerare il mondo in due opposti blocchi di eguale potenza. Colpa della maledetta
burocrazia. E pensare che da più di un secolo l’Inghilterra era riuscita a costituirsi come
un’oasi di tranquillo ristagno, fallito il tentativo, negli anni Sessanta del secolo XX, di
inserirsi nell’Europa Unita. E in questa nuova Svizzera avevano piantato le tende le più
svariate organizzazioni internazionali... Tra cui il Centro Helios, fondato ad Harwell per
ospitare le ricerche degli scienziati su Helios e il suo sistema planetario. Finché, un bel
giorno, era stato deciso di attuare il progetto di un volo al quinto e più piccolo pianeta di
quel sistema, a quel pianeta appunto che lui, Hugh Conway, aveva scoperto e al quale
Tellini