L'impossibile ritorno
La città stava bruciando, quella sera di pioggia in cui Paul Sanders vi ritornò dopo essere
stato alla Centrale Atomica per controllare una inspiegabile dispersione di energia, e le
strade erano percorse da strani sconosciuti urlanti che sembravano usciti da una fiaba
crudele dei tempi andati. Difficile in quelle condizioni, per Paul Sanders e per chiunque
altro al suo posto, convincersi di non essere improvvisamente impazzito, o di non essere
in preda a un incubo. Ma il morto abbandonato in una pozzanghera era reale, reali le grida
rauche degli uomini alti e luccicanti di metallo, reali le fiamme che divoravano la città, e la
stretta brutale delle mani straniere che si impadronirono di Sanders e lo spinsero, insieme
con altri scampati, verso l'allucinante cubo avvolto da un'aureola di luce. Un'astronave!
Un'astronave quale soltanto una scienza e una tecnica enormemente progredite potevano
aver concepito. E quella macchina, che il grande progresso terrestre non era ancora
riuscito a realizzare, apparteneva ai barbari in cotta medioevale! Impossibile, assurdo,
eppure vero. Ma da dove veniva?
Tellini