Il mercenario di Dorsai
«II ragazzo era strano»; così Gordon R. Dickson comincia il suo romanzo Il mercenario di
Dorsai; e non possiamo prevedere che il ragazzo riuscirà in qualche modo a sopravvivere;
e non solo a sopravvivere ma anche ad ottenere il successo; e non solo il successo, ma
addirittura il trionfo. Potremmo aspettarci tutto questo, perchè questo è il «tono», delle
storie dei mutanti, da oltre un anno: invece, quello che ci troviamo davanti è un libro
bello, toccante, emozionante. Gordon R. Dickson è uno scrittore diseguale, qualche volta
impareggiabile, qualche volta trito. Ha una maniera. di pensare stranamente complicata, le
sue trame migliori sono costituite da pensieri a catena altamente polimerizzati. Possiamo
prendere In esame molte delle sue stories: e ci rendiamo conto che l’autore sta dicendo
qualcosa di interessante, ma che cosa? Ne’ Il mercenario di Dorsai, invece, Dickson ha a
disposizione tempo e spazio e li usa entrambi molto bene. Il suo «strano ragazzo», appare
all’inizio come un abbozzo, ma, aggiungendo un tratto qui, un’osservazione là, Dickson
ritrae con destrezza i contorni fino a che, alla conclusione del libro, noi vediamo il
protagonista campeggiare chiaramente, scolpito a tre dimensioni, quando giungiamo alle
ultime righe e scopriamo la sua reale maestà e la sua diversità, ne proviamo sorpresa e
addirittura gratitudine, perchè Dickson ha giocato onestamente la sua partita con noi per
tutto il tempo. La cultura galattica che Dickson ci mostra come sfondo della storia ha un
posto abbastanza basso nella gerarchia dei probabili futuri: certamente basterebbe un
colpo di piuma per rovesciarne la struttura rococò ma l’agilità di Dickson regge benissimo il
problema: con estrema leggerezza di tocco egli ci costringe ad accantonare la nostra
incredulità. Tutto sommato, Il mercenario di Dormi è un Dickson al massimo della sua
forma, Un libro che dà credito al suo editore: e lo raccomando senza riserve. FREDERIK
POHL (IF - Novembre 1960)
Tellini