Ubik
Glen Runciter comunica con la moglie defunta, per avere i suoi consigli dall’aldilà. Joe Chip
scompare dal mondo del 1992 e si ritrova nell’America degli anni Trenta, mentre riceve
misteriosi e cupi messaggi. Una trappola mortale sembra aver annientato i migliori precognitivi
del sistema solare. È in corso una lotta per scrutare il futuro nel corso di un’impossibile
dissoluzione del presente; mondi e tempi diversi vivono e fluiscono contemporaneamente, la
vita si scambia con la morte. In Ubik Philip Dick affronta con grande ispirazione alcuni dei suoi
temi piú profondi: l’illusione che chiamiamo realtà, la mancanza di un tessuto connettivo e di
un principio unificatore al di sotto dell’apparenza delle cose, il mistero di un Dio che tiene i
dadi della vita e della morte.
Scritto nel 1966 e pubblicato nel 1969, Ubik è una delle opere piú sconcertanti e riuscite di
Philip K. Dick. Per il suo dirompente surrealismo, per l’ironia e la passione con cui analizza la
società umana, il romanzo portò Dick a diventare membro onorario del College du
Pataphysique, la società creata in ricordo di Alfred Jarry. E Ubik è davvero un classico di
quella letteratura che sempre si spinge a esplorare i paradossi dell’esistenza con le armi della
visione e della fantasia, di uno sguardo anarchico, insaziabile e curioso. “Io sono vivo, voi
siete morti”, scrisse Philip K. Dick.
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