Il sangue e la rosa [Storie di vampiri]
Non è possibile catalogare le infinite metamorfosi del vampiro: pochi ardimentosi hanno
osato percorrere i labirinti di una metafora abnorme e irresistibile, riportando nel nostro
asettico mondo le testimonianze di una suggestiva archeologia d'oltretomba. Ed è stata
Ornella Volta a raccogliere il bottino più consistente, fissando le forme vertiginose di abissi
dimenticati. Claudio De Nardi ha riunito ne Il sangue e la rosa i reperti di una sua recente
e solitaria esplorazione in uno dei territori "altri" della narrativa, in un Altrove di angosce al
cui fondo si delinea l'orrida immagine del vampiro-letteratura, o della parola-vampiro (rosa
e sangue). L'immagine infinita di una ossessione riverbera, di racconto in racconto, in
questo minuscolo Decamerone i vampirografico, un gioco sottile e segreto di evocazioni
quasi rabdomantiche.
Dalle divinità bevitrici di sangue del Libro tibetano dei morti alla creatura annidata in un
incubo di Quiroga; dalla perfida apparizione in uno chalet fantasm.a (Blackwood) alla
mostruosa creazione di uno scienziato (Strong); dall'orrore sepolto in un albero (Daubeny)
all'inquietante presenza nella chiesetta di Dunes (Vemon Lee); dal cadavere irrequieto di
una suicida (Benson) all'abominio della "Storchhaus".
Cottogni