L'eternità e i mostri
Con questo volume, Galassia compie un nuovo esperimento nella direzione degli autori
italiani. Si tratta d’una sorta d’antologia personale, composta d’un romanzo breve e tre
racconti; lavori che Catani ha ordinati e rivisti su nostro invito, ottenendo un risultato
globale d’estremo interesse. Vittorio Catani, trentaduenne, appassionato da sempre di sf,
è uno dei pochi autori italiani che abbia continuato a scrivere anche nei momenti di
maggiore chiusura del mercato, Segno, questo, di un’indiscutibile vocazione letteraria, e
della precisa volontà di portare avanti il proprio discorso. Pubblicato a varie riprese su
Accademia, si presenta finalmente ai nostri lettori con un fascicolo tutto suo. Breve
eternità felice di Vikkor Thalimon, il romanzo breve, è un lavoro di vasto respiro, in cui
s’intrecciano diversi temi: la lotta dell’uomo con se stesso e con l’ambiente, la caccia ad
un emblematico animale, l’incomprensibile civiltà aliena. Tutto ciò, ed altri motivi ancora
che il lettore scoprirà da sé, si fonde in una narrazione compatta, animata a tratti da
squarci di sperimentazione linguistica, ravvivata da intelligentissime citazioni di testi
(purtroppo) inesistenti, Catani, pur riprendendo situazioni e tematiche già affrontate da
altri autori, è riuscito a compierne un’elaborazione del tutto personale: e per il
notevolissimo uso del linguaggio, e per la creazione d’un senso tutto nuovo del mistero,
che permane nell’opera anche a lettura ultimata, Diremo anzi che scavando oltre la
superficie più esterna delle simbologie, addentrandoci a nostra volta in quella foresta così
vasta e ossessionante, sarà proprio il mistero ad imporsi come caratteristica ultima della
narrazione: il mistero del nostro essere uomini, del mondo che ci circonda, delle fantasie
che ci assillano. E che questo sia principalmente un discorso in chiave antropologica ci
pare dimostrato dall’interesse dello scrittore per la psicologia del protagonista, e per come
vengono di continuo rintracciati i nessi tra l’ambiente e il suo modo d’agire. Saremmo
tentati di allacciarci ai più recenti risultati dell’antropologia strutturalista, ma ci pare che i
richiami interni del romanzo siano già abbastanza espliciti di per sé. Nei tre racconti che
seguono, pur con la necessaria diversità d’intonazione, Catani riprende e sviluppa le
conclusioni qui accennate. Particolarmente significativo I mostri: dove il mostro è appunto
l’uomo, e il risultato tecnologico solo un mezzo per arrivare alla più perfetta delle
alienazioni. Il discorso non è pessimista per partito preso, o per il semplice gusto d’essere
tale: la continua documentazione, il realismo introspettivo, ci forniscono i dati più sinceri
d’una ricerca onesta e aperta a tutti i possibili risultati. Nella sfera, una deliziosa
variazione sul tema della preveggenza, ha l’atmosfera incantata di certe fantasie
bradburyane; con un tocco bucolico tutto particolare, e l’inquietante ambiguità d’un
fenomeno scientifico ancora misterioso. La vita di Marion, infine, trova la sua misura
migliore nella coerenza stilistica, capace di nobilitare una trama non eccessivamente
nuova (interessante, comunque, per il tentativo di fusione tra le strutture della sf e del
giallo, sempre in chiave d’indagine umana). Resterebbe da parlare dello stile di Catani, ma
ci è difficile classificarne oggettivamente i caratteri salienti. Qualche indicazione può
essere fornita dalla scelta attentissima, a volte preziosa, dei vocaboli, con sfumature
arcaicizzanti d’estrema suggestione; dalla polisemia impressa al testo dall’uso sfumato dei
verbi e dei tempi, capaci d’immergere i fatti in una sfera remotissima o concretamente
tangibile, a seconda dei casi; dalla stupefacente capacità di conciliare in perfetta armonia
due tendenze (quella bucolico/sentimentale e quella scientifico/oggettiva)
apparentemente contrastanti. Ma a questo punto il nostro compito s’esaurisce, e
preferiamo affidarci all’opinione dei lettori, che dovrebbero senz’altro sentirsi stimolati dalla
novità di questo nostro autore tanto interessante.
Tellini