Io sono vivo e voi siete morti. Philip K. Dick 1928/1982. Una biografia
Per molti, Philip K. Dick è solo il nome di uno scrittore di fantascienza che ha ispirato un
grande film-culto di questi anni, Blade Runner. Per chi ha letto i suoi libri piú celebri, da La
svastica sul sole a Ubik a Cacciatore di androidi, non ci sono dubbi: Dick non è
uno«scrittore di fantascienza», anche se grandissimo: è, invece, uno degli scrittori
essenziali del nostro secolo. Per qualcuno, infine, egli è l'agente di una autentica
Rivelazione. Emmanuel Carrère non vuole dimostrare alcuna tesi su Dick.
Da narratore si è immerso totalmente nell'universo dello scrittore americano: materiali
biografici, documenti, interviste, tutto è stato rifuso in una biografia affascinante e
compatta come un romanzo, che segue passo per passo le orme dello scrittore. Da
Chicago dove è nato il 16 dicembre 1928, gemello di una sorellina che morirà di lí a una
settimana, a Washington dove si trasferisce con la madre separatasi dal marito, a
Berkeley dove inizia la sua carriera di paziente psichiatrico recidivo e la sua avventura di
scrittore (con un poema à la Poe nel quale una formica trascina le spoglie di un
calabrone), agli anni del vagabondaggio, nel clima cupo della guerra fredda, tra spie
dell'FBI, viaggi allucinatori, prime esperienze psichedeliche, «profetiche»: via via fino a
che il sogno di imbattersi nella Realtà Ultima si trasforma in incubo. Una domanda lo
ossessionava: che cos'è la realtà? Chi ha detto che noi viviamo veramente sulla Terra?
Che non siamo morti? Tutta una metafisica che nella biografia di Dick è esasperata
dall'uso delle droghe, in particolare l’LSD. L'esplorazione dei confini della coscienza da lui
perseguita coscientemente, fino alla psicosi paranoica e all'esperienza mistica e al calvario
che ne seguí, coincide nella narrazione di Carrère con l'esperienza del lettore che si
chiede: qual è infine la voce che davvero sta parlando in questo libro?
Bonazzi