Il mulino dei Dodici Corvi
Krabat, giovane orfano che vaga di villaggio in villaggio all’epoca in cui quello del viandante
era quasi un mestiere, fa uno strano sogno: undici corvi appollaiati su una stanga lo
chiamano con insistenza, invitandolo al mulino della palude di Kosel Poiché il sogno si ripete
per più notti, il ragazzo decide di mettersi alla ricerca di quel luogo, lo trova davvero, viene
ingaggiato dal mugnaio come apprendista e inizia il suo tirocinio con altri undici garzoni. Ben
presto Krabat si rende conto d’essere finito in una scuola di magia nera, ma, allettato
dall’idea di diventare un esperto nell’«arte delle arti», quella che consente di acquisire un
immenso potere, accetta di seguire gli insegnamenti del mugnaio-maestro. Allievo diligente,
Krabat non sa però rinunciare al mondo esterno ed è sempre pronto a coglierne i richiami di
vita e d’amore; inoltre, troppe sue domande rimangono senza risposta: chi è il misterioso
Compare che giunge al mulino nelle notti di novilunio? Quali orribili sostanze tritura quella che
viene chiamata la Macina Morta? Così, nel ragazzo matura a poco a poco la decisione di
opporsi al potere del maestro, di trasformarsi da allievo prediletto in antagonista. Ecco che
allora la favola si rivela per quello che è: un romanzo sulla scelta fra potere e amicizia, potere
e amore, potere e libertà. Un romanzo che, dopo aver immerso il lettore nella cupa
atmosfera della magia usata a scopi malvagi, lo fa riemergere alla luce del sentimento.
Cottogni