L'uomo nel labirinto
In un deserto arido e piatto si leva un’inespugnabile città-labirinto, piena di insidie e di
miraggi, di trabocchetti e di trappole mortali. Intorno la solitudine cristallina e perfetta di
Lemnos, un pianeta a novanta anni-luce dalla Terra abbandonato da una razza aliena, ormai
estinta.
Al centro esatto del labirinto vive un uomo che ha scelto l’esilio e si è lasciato alle spalle ogni
cosa, amori, sogni, ambizioni. L’ultima missione che ha portato a termine gli ha inflitto segni
indelebili, tanto da costringerlo a un isolamento senza scampo: è affetto da un misterioso
cancro dell’anima, una ruggine interiore che attanaglia la mente e il corpo di chiunque gli si
avvicini. Nella sua umanità ferita, nella sua clausura, dilaga l’invincibile incomunicabilità delle
creature e delle coscienze. È un appestato, e la peste che porta dentro di sè è la verità.
A un tratto però, qualcuno spezza il suo isolamento e tenta di raggiungerlo: la razza umana è
in pericolo e solo l’uomo nel labirinto in grado di condurla in salvo. Sempre che accetti una
nuova missione, e che la città non si chiuda come una morsa su chi vorrebbe violarne i
confini.
Con misura magistrale, Silverberg ripercorre la geometria del Filottete di Sofocle proiettandola
nel silenzio infinito degli spazi. Un mondo senza forma e senza armonia, popolato da
misteriosi esseri alieni e pallide apparizioni di stelle, in cui si avverte la vibrazione sorda di
un’eterna solitudine morale.
Cottogni