Letteratura come anamorfosi. Teoria e prassi del fantastico nell'Italia del
Paradossale applicazione delle regole della prospettiva, l’anamorfosi è quel genere di
composizione pittorica che dilata e confonde le forme degli oggetti rappresentati fino a farne
una mescolanza di linee apparentemente prive di senso, che diventano però nuovamente
decifrabili se guardate di scorcio o nelle profondità di uno specchio. Il percorso teorico che
apre questo volume suggerisce la possibilità di considerare la narrazione fantastica come una
sorta di anamorfosi letteraria, «controforma» straniante che punta a cancellare il confine fra
realtà e illusione, e ad integrare la prima nella seconda. I capitoli successivi mettono alla
prova l’utilità critica di questa proposta teorica concentrandosi sugli autori più
rappresentativi del fantastico italiano fra Otto e Novecento. Nell’opera di Capuana, Papini e
Pirandello il fantastico diventa una forma di letteratura che si interroga su se stessa e in cui,
insieme alla questione dell’inconscio, si pone la questione della scrittura e del linguaggio, della
loro origine e del loro destino, della loro relazione con la morte, il mondo e il desiderio.

Angelo M. Mangini ha conseguito il Dottorato in Italianistica presso l’Università di Bologna,
dove svolge attualmente la propria attività di ricerca. È autore di saggi sulla letteratura
italiana moderna e medievale, e di una monografia sull’opera di I. U. Tarchetti (La voluttà
crudele, Roma, 2000); con Luigi Weber ha curato un volume collettivo sul fantastico italiano
(Il visionario, il fantastico, il meraviglioso tra Otto e Novecento, Ravenna, 2004).
Attualmente insegna letteratura italiana all’Università di Exeter, in Gran Bretagna.
Bonazzi