Esperia. È la città il corpo del reato
La città di Esperia è un perfetto esempio di modello sociale basato sul controllo assoluto dei
cittadini. Il dissenso, in qualunque forma si esprima, è destinato a soccombere per mano di
una legge che reprime qualsiasi forma di ribellione, e la corruzione è così intimamente
connessa al tessuto sociale da costituire l’unica regola possibile di comportamento. È qui che
Nemo, un investigatore che lavora nell’ufficio più riservato della Polizia, si occupa di
proteggere il sistema da qualsiasi scossone. I casi più delicati gli vengono consegnati in una
busta gialla contrassegnata dal numero di codice 456. Il suo nuovo collega, Theo, quando
crede di avere scoperto un traffico illecito che coinvolge esponenti pubblici di alto rango
diventa oggetto di minacce e soprusi che lo conducono al suicidio. È allora che Nemo viene
incaricato di un nuovo codice 456, ma si vede anche recapitare il diario di Theo. Lì il
poliziotto racconta del precedente collega Bruno, del suo carattere taciturno e della
confessione che gli fa: è omosessuale, condizione assolutamente inammissibile a Esperia.
Poco alla volta la confidenza si trasforma in affetto e il rapporto che unisce i due uomini
diventa più profondo. La parte più interessante arriva però nelle ultime pagine, quando Theo
svela di avere escogitato un piano capace di violare l’invulnerabilità di Esperia, e che in caso
di sua morte sarà Bruno a doverlo portare a compimento...
Una volta chiuso il libro, opera di due poliziotti di ventennale esperienza, il lettore non può
non domandarsi se quello di Esperia potrebbe diventare, un giorno non lontano, il suo stesso
incubo.
Cottogni