Testimoni dell'uomo |
Un’epidemia ha spopolato la Terra: soltanto una persona su dieci è sopravvissuta nelle |
città in rovina e nelle campagne abbandonate. In un mondo fattosi improvvisamente |
vuoto, gli antichi rapporti umani hanno perso ogni valore, e se ne instaurano di nuovi, |
basati su sentimenti diversi e regole spietate. Dalla tragedia che ha travolto ideali e |
convenzioni, rinasce il senso della responsabilità personale, che una società sempre più |
collettivizzata, disumana e alienante sembrava aver escluso per sempre. Nella vita |
normale i volti che ti circondano per strada non appartengono né ad amici né a nemici; ma |
quando, solo in una landa desolata, è costretto a provvedere con le tue uniche forze a |
te stesso e ai tuoi cari, incontri un tuo simile, non ti è consentita l’indifferenza: e l’« altro |
» non può essere che un fratello o un nemico. Ognuno, in un mondo semideserto e |
distrutto, diviene allora autentico testimone dell’uomo: solo con il retaggio delle proprie |
conquiste e dei propri errori; solo con le speranze di un rinnovato avvenire; solo, ad |
operare perciò tale avvenire divenga possibile. Nasce così una umanità nuova: libera e |
responsabilizzata, essenziale nelle decisioni e impietosa negli errori. Algis Budrys, autore di |
qualità, ha scritto con questa lunga storia il suo romanzo più bello, anche se più duro, ma |
non certo più disperato. |
Tellini |