Incognita uomo
In Italia nessuno conosceva Algis Budrys, fino a pochi anni or sono; ma dopo la
pubblicazione de’ La Torcia Cadente, uno dei successi più clamorosi di Galassia, le
quotazioni di questo ottimo autore, in continua ascesa, sono balzate improvvisamente alle
stelle. Budrys è un autore difficile da catalogare. Non è un maestro della sciencefiction
sociologica, non è un autore tecnologico, non è neppure uno Sturgeon né un Bradbury.
Nei racconti, a volte si perde, risulta incomprensibile o macchinoso, malgrado il suo stile
elegante ed elaborato. Eye of Crystal, Eye of Night è uno dei suoi racconti più noti, ed è
una sintesi dei suoi pregi e dei suoi difetti come narratore di stories. Ma quello che Budrys
non e capace di ottenere nei racconti, lo ottiene nei romanzi, a differenza di moltissimi
altri autori, anche tra i più noti, per i quali accade più o meno il contrario. Who? per
esempio, è un romanzo quasi perfetto. È un romanzo che, se volessimo adeguarci alla
moda corrente potremmo ribattezzare con facile neologismo di fantaspionaggio “. In esso
Budrys ha impiegato tutta l’abilità di un maestro del suspence, in una trama che avrebbe
fatto felice uno Chandler o una Eberhard, tracciando un profilo psicologico assolutamente
indimenticabile e dipingendo, con pochissimi e graffianti tratti, una società futura che
somiglia terribilmente a quella attuale, un mondo spostato di pochi anni nel futuro, in cui
nulla praticamente è cambiato, in cui i problemi esistenti sono i nostri problemi, in cui è in
corso una guerra fredda dichiarata, tra gli intrighi spionistici delle grandi potenze e gli
inutili e macchinosi sforzi della diplomazia. Un mondo che ha accettato la divisione in
blocchi con rassegnazione, che ha accettato lo stato di tensione internazionale senza più
protestare, senza neppure sperare in una soluzione positiva. Un mondo in cui la grande
minaccia non ha cambiato nulla, in cui non esistono ritrovati tecnici grandiosi o mutamenti
fondamentali. Un mondo che ci appare verosimile e perfino accettabile, a prima vista, se
paragonato alle spaventose anti-utopie di Pohl e Dick, ma che in ultima analisi si rivela
ancor più disperato, ancor più opprimente delle varie Redenzioni Immorali e delle varie
Società del Benessere. Budrys ha agito con estremo raziocinio, con estrema logica,
mantenendo il dubbio fino all’ultima pagina, giocando su un paio di colpi di scena ma,
soprattutto, su un continuo stato di tensione psicologica, di incertezza apparentemente
irresolubile, di ricerca paziente e minuziosa. I due mondi che vengono dipinti
parallelamente — il mondo del giovane Lucas Martino, dalla nascita alla realizzazione del
grande progetto, il K-88, e il mon d dello sconosciuto, dello straniero dalla testa di metallo
che torna dalla zona sovietica, e che nessuno può identificare — sono entrambi vividi e
umani, e i personaggi, dal giovane Lucas Martino alla scialba e sensibile Edith, dal
tormentato Rogers a Finchley, l’agente federale pieno di incertezze e di scrupoli morali,
sono tracciati con un vigore difficilmente ripeti- bile nl campo della science-fiction. Nulla è
sprecato, in questo romanzo. Si potrà obiettare che in esso c’è più spionaggio che
science-fiction. Ma il pubblico di Gaiassia, che ha richiesto a gran voce il ritorno del
“neo-grande” Budrys, non potrà non accogliere il capolavoro di questo interessantissimo
autore come esso merita. Incognita Uomo è un romanzo che raduna in sé alcuni elementi
fondamentali e difficilmente fondibili con buon gusto, equilibrio e abilità. Speriamo che i
nostri lettori, leggendolo, ci diano ragione, condividendo il nostro apprezzamento per
questo romanzo nuovo e validissimo dell’autore de’ La torcia cadente.
Tellini