Tutti a Zanzibar
Fantastico come la realtà. Scientifico come la fisica e la filosofia, come la musica e la
matematica, come la sociologia e il sogno. Imprudente e intransigente. Estremista,
esoterico, eccessivo, rivoluzionario come la rivoluzione di domani. Profondamente umano.

Questo è Zanzibar, il mitico “Zanzibar” - libro segreto della fantascienza moderna.
I protagonisti più diretti della vicenda - Hogan e House - hanno in comune qualcosa di più
che l’appartamento in cui coabitano, la sequela di “sfinfie” che passano per i loro letti, e
la H iniziale del nome. Sono due giovani che, scavalcando i propri problemi personali,
vengono travolti ai due capi del mondo dai destini rispettivi, positivo per l’uno, negativo
per l’altro, ma entrambi su scala globale e drammaticamente condizionati dalle strutture
del potere.
Intorno a loro si frantumano le storie private e struggenti d’innumerevoli persone d’ogni
genere e tipo: è tutto un mondo futuro visto da dentro, nei suoi tic, nei suoi costumi, nel
suo linguaggio, nella sua fiera delle vanità, nella sua sopraffazione televisiva, nella sua
condizione d’incomunicabilità.
L’idolo e l’oracolo di questo mondo è Shalmanéser, il supercervello elettronico che
acquista autocoscienza NON come i suoi creatori forse speravano, bensì nella salutare
semplicità della logica. Il suo colloquio con Chad Mulligan - barbone milionario, scrittore
disperato per l’impossibilità di parlare la lingua del semplice buonsenso senza sembrare
paradossale - è un momento di grande e civile emozione. Su tutto incombe l’esplosione
demografica. All’inizio, l’intera umanità potrebbe stare, ritta in piedi, sull’isola di Zanzibar;
alla fine è con i piedi nell’acqua.
Il mondo di “Zanzibar” si è già in parte avverato: le multinazionali, la guerriglia urbana, il
terrorismo, l’“amplificazione” militare, persino una specie di Papa Eglantine... A quando la
Viviani